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lunedì 7 novembre 2016

Elezioni Usa: vince Clinton


Secondo un sondaggio Demos, il 77% degli Italiani voterebbe per la candidata democratica, mentre solo l'11% darebbe il proprio consenso al repubblicano che piace soprattutto
 a destra e tra lavoratori autonomi e disoccupati

Alla vigilia del voto presidenziale negli Usa, le previsioni sono divenute più incerte. Almeno, rispetto a un paio di settimane fa. Quando il distacco a favore di Hillary Clinton appariva rilevante. Poi, l'Fbi ha riaperto l'inchiesta sulle mail private di Clinton e l'esito delle elezioni è divenuto più incerto. La distanza fra i due candidati si è ridotta ulteriormente e le stime dei sondaggi, per la prima volta dopo molto tempo, hanno riportato il calcolo dei grandi elettori di Clinton ("sicuri") sotto la soglia necessaria per vincere. In Italia, però, se si votasse per la presidenza americana, secondo un sondaggio condotto da Demos nelle ultime settimane, non cambierebbe nulla.

Certo, valutando le interviste effettuate "dopo" le rivelazioni dell'Fbi, anche da noi la distanza tende a ridursi. Ma resta, comunque, larghissima. Tale da impedire a Trump ogni possibilità di rimonta. Naturalmente, alle elezioni "americane" votano i cittadini "americani". Così, l'orientamento di voto degli italiani d'Italia (non d'America) ha un significato semplicemente "indicativo". In quanto "indica" le preferenze elettorali di un alleato "fedele". Un Paese nel quale, peraltro, sono presenti numerose basi militari, utili, agli Usa, per garantirsi un controllo sul Mediterraneo. Sulle aree critiche del Medio Oriente. Ma anche verso l'Est europeo. 
Visto che l'attenzione nei confronti della Russia di Putin è cresciuta.

D'altra parte, proprio in questi mesi decorre il decennale della decisione di costruire una base militare americana a Vicenza, nell'area dov'era presente l'aeroporto civile Dal Molin. Progetto successivamente realizzato, nonostante manifestazioni durate molti mesi. "No Dal Molin" è uno slogan che resiste ancora. Evocato da un Movimento che si è progressivamente indebolito. Anch'io, peraltro, ho marciato e ri-marciato contro la costruzione della base. Senza risultati concreti, visto che il bersaglio delle proteste è lì. Visibile e appariscente. Una città a due passi dalla città-capoluogo. Vicenza. E da Caldogno, dove abito (talora, vista la mia vita itinerante).

Tuttavia, al di là del Dal Molin e delle altre basi militari americane in Italia - oltre 100 (Air-Force, Navy, Army, NSA) - il sentimento degli italiani nei confronti degli Usa risulta largamente positivo. Condiviso da due persone su tre. Mentre l'attenzione verso le elezioni imminenti resta molto elevata. La quota del campione che si dichiara "incompetente" è, infatti, di poco superiore al 10%. Tutte, o quasi, le persone intervistate dichiarano, invece la loro scelta di voto, meglio: per chi voterebbero, fra i due contendenti. Si tratta di una quota di risposte superiore a quella che emerge quando si indaga sul voto in Italia. E ciò non deve sorprendere. Infatti, è più facile dichiarare le proprie preferenze quando non dobbiamo esprimere le "nostre" scelte di voto e di partito, relativamente alla "nostra" realtà e alla "nostra" competizione politica-nazionale. Inoltre le presidenziali americane sono al centro dell'attenzione dei media, da molti mesi. E l'interesse dell'opinione pubblica in Italia (e non solo) è stato ulteriormente alimentato da Trump. Figura sicuramente "non convenzionale", nella storia e nel panorama politico americano. Per molti versi, coerente con i "nuovi" soggetti politici e antipolitici che si sono affermati in Europa negli ultimi anni.

Presso l'opinione pubblica italiana, però, la storia di queste elezioni sembra già scritta. Almeno, secondo il campione intervistato da Demos. L'85%, infatti, ritiene che Hillary Clinton abbia già vinto. D'altronde, la voterebbe il 77% degli elettori "italiani", se dovesse partecipare al voto presidenziale americano. Solo l'11% voterebbe, invece, per Trump. Mentre i rimanenti (poco più del 10%) non saprebbero che fare. Oppure si asterrebbero. Un notevole grado di sostegno per Clinton, in particolare, viene espresso dai giovani e dagli studenti. Che, a differenza di quanto emerge in Usa, non sembrano aver perso la loro "fede", o meglio, più modestamente: la loro preferenza democratica.

LE TABELLE

Il sostegno per Trump, invece, cresce presso i lavoratori autonomi e, soprattutto, i disoccupati (tra i quali sfiora il 20%). Ma resta, comunque, limitato. Tuttavia, l'aspetto che condiziona maggiormente la scelta di voto (virtuale) - nelle elezioni americane - è, sicuramente, l'orientamento di voto - in Italia. Trump, infatti, verrebbe votato dal 33% degli elettori della Lega. Uno su tre, dunque. Ma anche dal 24% della base dei Fratelli d'Italia. Infine, dal 18% dell'elettorato di Forza Italia. Coerentemente, la sua immagine è più apprezzata fra coloro che esprimono un elevato grado di fiducia verso Salvini (19%) e Berlusconi (18%). In misura più limitata: 
verso Grillo e Meloni, in entrambi i casi intorno al 14%.

Donald Trump, in altri termini, in Italia risulta più popolare a destra. E fra gli elettori che esprimono un sentimento "anti-politico". Tuttavia, il consenso nei suoi confronti appare più limitato rispetto alla base elettorale anti-politica e di centro-destra che si rileva nel nostro paese. Forse perché l'Italia (come ha osservato Marc Lazar) è una sorta di laboratorio politico (oggi, "anti-politico"), che anticipa ed enfatizza quel che, in seguito, si verifica nelle altre democrazie.

Ma oggi lo specchio americano riflette immagini inquietanti e un po' grottesche. Persino per noi. Che pensavamo di essere abituati a tutto. E a tutti. Mentre oggi ci sarebbe difficile cantare, con Vasco: "Non siamo mica gli americani".




  
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