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lunedì 26 settembre 2016

Troppi italiani, il Ticino vota per fermarli



Era il 9 febbraio 2014 quando gli svizzeri, tra la sorpresa generale, accettarono l'iniziativa federale contro l'immigrazione di massa, lanciata dal partito di destra UDC: a quel risicato 50,3% a livello nazionale contribuì in maniera decisa il Ticino, con il 68,2% di «sì».

E ora proprio il cantone che confina con l'Italia e che è invaso giornalmente da 62.409 lavoratori frontalieri torna alle urne per esprimersi su un'altra iniziativa nata nel solco di quel 9 febbraio sin qui mai applicato. È denominata «Prima i nostri» e descrive già da sola l'obiettivo che si pone: ancorare nella Costituzione il principio della preferenza indigena (anche per scongiurare sostituzioni) e la complementarietà professionale tra lavoratori svizzeri e stranieri.

Insomma di favorire, a parità di qualifiche, i residenti rispetto ai «confinanti» - questi ultimi provenienti in larghissima parte dalle province di Como e di Varese - stabilendo pure contingenti e tetti massimi (che andranno definiti).

Presentata con l'appoggio di quasi undicimila cittadini, «Prima i nostri» è vista dall'UDC (che sul tema trionfò, appunto, già quel 9 febbraio) come unica soluzione alla costante e crescente presenza dei frontalieri sul mercato del lavoro, ormai fin nel settore terziario, quello dei servizi (con conseguente effetto di dumping salariale sempre più marcato). Il parlamento ticinese reputa tuttavia il testo dell'iniziativa difficilmente attuabile nel suo complesso e ha perciò varato un controprogetto, con il sostegno del governo di Bellinzona.

Si tratta di un modello meno vincolante e più edulcorato, che considera comunque il principio della precedenza ai residenti rispetto ai pendolari delle province italiane. Una soluzione «morbida» che, proprio per questo, non piace al grintoso UDC (sostenuto dalla Lega dei Ticinesi), che invita i cittadini a votare per il testo originale, spiegando che il numero dei frontalieri è cresciuto costantemente e in modo smisurato negli ultimi anni nonostante la crisi economica e le difficoltà di molti settori, anche sul territorio svizzero. Ma allo stesso tempo il movimento di destra riconosce il fatto che «i partiti storici e la maggioranza del Parlamento hanno finalmente ammesso che i problemi causati dall'invasione dei lavoratori stranieri sono gravi».

Tutto questo lo ricordiamo avviene mentre Berna è ancora al lavoro per la faticosa concretizzazione del voto di due anni e mezzo fa, con tutte le difficoltà sorte nel frattempo con l'Unione Europea; a tal proposito i firmatari del controprogetto temono che se anche l'iniziativa dell'UDC ticinese venisse approvata, provocherebbe ulteriori tensioni e confusione, complicando ancora di più le difficili trattative tra Berna e Bruxelles. Per i cittadini, a questo punto, è una sorta di rompicapo: sostenere l'originale dell'UDC o puntare sulla soluzione alternativa (e annacquata) di parlamento e governo?

La risposta dalle urne arriverà domenica pomeriggio. Per capire cosa cambierà per i frontalieri nel caso l'iniziativa «Prima i nostri» passasse, invece, bisognerà attendere l'applicazione del testo che - come il 9 febbraio ha ampiamente dimostrato - si scontra con gli accordi in vigore sulla libera circolazione.




Referendum, la Svizzera vota contro il lavoro agli stranieri

Il Canton Ticino ha votato contro il lavoro agli stranieri, tra i quali gli italiani. L’iniziativa popolare «Prima i nostri», lanciata dalla destra nazionalista dell’Udc, ha conseguito i 58% dei voti, mentre il 39,7% dei ticinesi ha detto no, prevalente soprattutto nei comuni di Quinto, Dalpe, Lavizzara, Linescio, Bosco Gurin, Onsernone, Orsellina, Gorduno, Vico Morcote e Novaggio. Negli altri 120 comuni ha prevalso il voto favorevole alla proposta di dare la precedenza ai residenti nell’assegnazione dei posti di lavoro nel cantone.


È stata invece respinta la proposta con cui la sinistra chiedeva misure di controllo sugli stipendi: il controprogetto governativo ha vinto con il 55% dei sì, riferisce Tio, il Portale del Ticino, mentre la proposta referendaria ha conseguito solo il 45% dei consensi contro il 52,4% delle bocciature. «È una vittoria incredibile», ha detto il presidente dell’Udc Ticino, consapevole però che il risultato non avrà effetti vincolanti sulle leggi che regolano il mercato del lavoro, che spettano alle autorità centrali.


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