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domenica 13 dicembre 2015

Il Velo è Illegale in Italia?




Siccome vedo che tutti sono convinti che tutte le donne dei paesi arabi portino il burka ecco uno schema che spega che solo in pochissimi paesi le donne sono in gran maggioranza coperte , nella maggioranza dei paesi hanno solo un foulard in testa in altri , la metà delle donne copre solo i capelli .

Il velo è illegale in Italia?


Ogni tanto spunta qualcuno della destra (di solito è un leghista, ma qualche volta si fanno sentire anche quelli di Forza Italia o di Fratelli d'Italia) che dice che le donne di religione musulmana non possono andare in giro col velo. E fanno leggi in proposito, come la giunta Maroni, che governa la Regione Lombardia, che ha stabilito con un nuovo regolamento che non si può entrare in ospedale a volto coperto. Poichè in genere non si entra in ospedale per fare una rapina, e quindi con un casco 
integrale o un passamontagna, è evidente che l'obiettivo sono le donne di religione musulmana. 


Alcune delle quali utilizzano vesti (il chador, il niqab e il burqa) 
che coprono parzialmente o totalmente il volto. 

La motivazione è nota: "C'è una legge che vieta di andare in giro a volto coperto", strillano. 

Ma davvero? Allora leggiamo cosa dice esattamente la legge in questione, che è quella del 22 maggio 1975. All'articolo 5 si legge: "E' vietato l'uso di caschi protettivi, o di qualunque altro mezzo atto a 
rendere difficoltoso il riconoscimento della persona, in luogo pubblico o aperto al pubblico, senza 
giustificato motivo. E' in ogni caso vietato l'uso predetto in occasione di manifestazioni che si svolgano in luogo pubblico o aperto al pubblico, tranne quelle di carattere sportivo che tale uso comportino". Ora è chiaro che non parliamo di manifestazioni, quindi il secondo periodo non ci interessa. Resta la prima parte: è vietato l'uso di qualsiasi mezzo che rende difficile riconoscere una persona senza giustificato motivo. E il nucleo della legge sono quelle tre parole:
 "senza giustificato motivo". 

Perchè una donna che vada in giro col niqab ce l'ha un motivo: lo dice la sua religione (almeno così 
crede lei, ma qui poi il discorso va su un'altra strada). E' un motivo giustificato? Poichè il problema non è nato adesso, ma è vecchio di decenni, c'è stato il tempo di far arrivare la questione fino in 
Cassazione. E la Corte di Cassazione ha detto più volte che sì, la religione è un giustificato motivo per avere il niqab o il burqa. Naturalmente, precisa la sentenza, chi indossa questi abiti deve essere pronta in qualsiasi momento a scoprirsi il volto, se le viene richiesto da esponenti delle forze dell'ordine o da funzionari pubblici, in caso di necessità. Per esempio, se bisogna accedere in qualche luogo dove è necessario il controllo dei documenti (e quindi sulla foto ivi presente), allora la donna si deve scoprire il volto. 

La legge dice questo, è inutile barare. E invece no. Si continua ad insistere che le donne di religione 
islamica devono andare in giro a volto scoperto, "perchè lo dice la legge". 
No, la legge dice il contrario. 

E quindi tutti i razzisti devono rassegnarsi. Perchè qui la questione tocca due argomenti delicati: 
razzismo ed integrazione. Perchè queste leggi sono frutto solo del razzismo di certa gente: non esiste 
alcun pericolo se una persona va col viso coperto. Basta che la Polizia o i Carabinieri possano 
controllare che non sia un delinquente. QUalcuno dice: "Sì, ma poi fanno le rapine o i furti". Io non ho mai visto uno fare una rapina a colpi di casco, per esempio. Se le fa, deve essere armato. E il pericolo è l'arma, non il casco; e men che meno un burqa o un niqab, 
che sono di tessuto morbido e leggero. 

Il secondo problema è quello dell'integrazione. Quante volte abbiamo sentito: "Se non gli sta bene, che se ne torni a casa sua"? Beh, non è questa l'integrazione. L'integrazione significa che sia il Paese 
ospitante, sia gli ospiti devono fare qualche sacrificio per venirsi incontro. Per esempio, nel caso del 
burqa o del niqab, quello stabilito dalla Corte di Cassazione è un ottimo compromesso: possono tenere i loro vestiti, ma devono sottostare come tutti gli italiani alla possibilità di un controllo da parte delle forze dell'ordine. Ed è anche un buon insegnamento su quali linee guida seguire. Per fare un esempio: se un saudita venisse a chiedere di avere un matrimonio con più donne, la risposta sarebbe ovviamente negativa; ma non ci sarebbe niente di male se venisse fatto obbligo di legge di creare in ogni azienda una piccola zona dove un musulmano può pregare rivolto alla Mecca. Lo vidi una volta in una azienda e mi parve una bella idea. 

Il punto è che l'integrazione è un percorso lungo e faticoso. Molto più semplice il "Se non ti sta bene, 
tornatene a casa tua". Che però non è integrazione. E' solo un modo per insultare ed umiliare lo 
straniero che sta cercando di far diventare questo Paese casa sua. Perchè gli si vuole negare una sua 
identità, si pretende che tagli le sue origini. Eppure, dovrebbe essere di esempio la situazione degli 
italiani nel passato. Sono andati ovunque: in Germania, in Belgio, in Australia, negli Usa, in Brasile, in Argentina, ecc. Ma da nessuna parte gli è stato imposto di non essere più italiani. Hanno dovuto 
semplicemente rispettare le leggi nazionali (e non tutti l'hanno fatto, come dimostrano Al Capone, Lucky Luciano e tutta la mafia dei Gambino, giusto per dire alcuni nomi noti). 

LEGGI
BURKINI ILLEGALE IN FRANCIA



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