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mercoledì 23 gennaio 2013

Obama : Discorso di insediamento 2013



Il presidente spiega che "essere fedeli ai principi su cui si fonda la propria nazione non vuol dire non dare risposte alle nuove sfide". Che si tratti del riconoscimento dei diritti dei gay - per la prima volta citati da un presidente americano in un discorso inaugurale - o della necessità di rendere la società e soprattutto i bambini più sicuri attraverso un maggior controllo sulle armi da fuoco. Passando per la necessità di varare finalmente una riforma dell'immigrazione che sia la più equa possibile. Non scende nei dettagli Obama, ma nel discorso c'é tutta la sua piattaforma, ci sono le sue priorità per continuare "il viaggio senza fine" avviato dai padri della Patria. Un viaggio a cui Obama guarda con ottimismo: "Un decennio di guerre è finito e la ripresa economica è ripartita. E le possibilità dell'America - afferma - sono illimitate". E il futuro, la propserità economica devono poggiare "sulle spalle di una classe media forte", ripete come in questi ultimi mesi ha sempre sostenuto in campagna elettorale. Ma il presidente americano non poteva non rivolgersi al resto del mondo, verso cui la superpotenza statunitense ha degli obblighi ben precisi. E lo fa ribadendo come l'America continuerà a "sostenere la democrazia ovunque", dall'Asia all'Africa, dalle Americhe al Medio Oriente. Da domani si comincia davvero. E, smaltita l'allegria del gran ballo che conclude la lunga e storica giornata, Obama dovrà mettersi immediatamente al lavoro. Innanzitutto al tavolo dei tagli alla spesa da cui dipende il futuro dell'economia Usa. Ma anche per svolte che potrebbero davvero essere storiche, come quella sulla legalizzazione delle nozze gay o dell'annunciata stretta sulle armi da fuoco.

Dal riscaldamento globale all'occasione storica offerta dalla fine della crisi, dai diritti di gay e lesbiche al sostegno alla democrazia: i passaggi più importanti


Di solito è durante il discorso sullo stato dell’Unione, rivolto una volta l’anno al Congresso, che i presidenti americani delineano la loro visione politica e le loro intenzioni per l’anno a venire. Una volta ogni quattro anni, però, il discorso sullo stato dell’Unione viene scavalcato in importanza dal discorso di insediamento, che di solito guarda ancora più lontano, si tiene a distanza dalla concretezza dei temi politici quotidiani ma individua le sfide che, secondo il presidente di turno, gli Stati Uniti dovranno affrontare sul lungo termine. La lettura del discorso di Obama – e dei 10 passaggi più significativi, tradotti di seguito – chiarisce bene qual è la sua visione per i prossimi anni: gli americani hanno un’occasione storica per cambiare la realtà e renderla più vicina ai loro ideali, complice la fine di questo decennio complicatissimo, ma potranno farcela solo lavorando insieme, fedeli al contenuto della dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti.

Nessuna verità si realizza da sola
«Quello che ci rende eccezionali – che ci rende americani – è la nostra fedeltà a un’idea messa per iscritto in una dichiarazione fatta più due secoli fa: “Noi riteniamo che le seguenti verità siano di per sé stesse evidenti; che tutti gli uomini sono stati creati uguali, che essi sono dotati dal loro Creatore di alcuni diritti inalienabili, e fra questi la vita, la libertà e la ricerca della felicità”. Oggi proseguiamo questo viaggio infinito per colmare la distanza tra il significato di queste parole e la realtà del nostro tempo. La storia ci dice che per quanto queste verità possano essere di per sé stesse evidenti, non si sono mai realizzate da sole; che per quanto la libertà sia un dono di Dio, dev’essere creata e protetta dalle Sue persone qui sulla Terra».

Insieme
«Non abbiamo mai abbandonato il nostro scetticismo nei confronti delle autorità centrali, né abbiamo creduto alla favola per cui tutti i mali di una società possono essere risolti semplicemente dal governo. Ma sappiamo che nessuno da solo può addestrare tutti gli insegnanti di matematica e scienze di cui avremo bisogno per dare ai nostri figli gli strumenti per affrontare il futuro, o costruire le strade e le reti e i laboratori di ricerca che porteranno nuovi posti di lavoro e nuove imprese. Oggi più che mai dobbiamo fare queste cose insieme, come una sola nazione e un solo popolo».

Più in alto
«Dobbiamo sfruttare nuove idee e nuove tecnologie per ricostruire il nostro governo, rinnovare il fisco, riformare le scuole, dare modo a chi ha talento di lavorare di più, imparare di più e arrivare più in alto. Ma se i mezzi possono cambiare, l’obiettivo rimane uguale: una nazione che riconosca gli sforzi e la determinazione di ogni singolo cittadino. Questo è quello di cui abbiamo bisogno, questo ci è richiesto da questo momento. Questo è ciò che darà vero significato al nostro credo».

Siamo fatti per questo momento
«Queste generazione di americani è stata messa alla prova da crisi che hanno rafforzato la sua determinazione e messo alla prova la sua risolutezza. Un decennio di guerra sta finendo. La ripresa economica è iniziata. Le nostre possibilità sono illimitate, visto che possediamo tutte le possibilità richieste da questo mondo senza frontiere: gioventù e guide, diversità e apertura, un’infinita capacità di rischiare e un dono per l’invenzione. Cari americani, noi siamo fatti per questo momento e non ce lo faremo scappare, lo coglieremo, finché lo faremo tutti insieme».

Non dobbiamo essere d’accordo su tutto
«Rispettare i nostri documenti fondativi non significa che dobbiamo essere d’accordo su ogni sfumatura della vita. Non significa che dobbiamo definire tutti la libertà nello stesso esatto modo o che dobbiamo seguire la stessa strada verso la felicità. Il progresso non ci obbliga a risolvere dibattiti durati secoli sul ruolo del governo una volta per tutte, ma ci chiede comunque di agire nel nostro tempo».

La minaccia del riscaldamento globale
«Noi, il popolo, crediamo ancora che in quanto americani abbiamo obblighi non solo verso noi stessi ma anche verso i posteri. Risponderemo alla minaccia del riscaldamento globale, sapendo che fallire su questo tema sarebbe tradire i nostri figli e le generazioni future. Qualcuno potrà ancora mettere in discussione le opinioni della stragrande maggioranza della comunità scientifica, ma nessuno può ignorare l’impatto devastante di incendi, siccità e tempeste».

Non siamo obbligati alla guerra perenne
«Noi, il popolo, crediamo ancora che sicurezza e pace durature non richiedano necessariamente la guerra perenne. Noi difenderemo il nostro popolo e i nostri valori con la forza delle armi e dello stato di diritto. Ci faremo avanti e mostreremo coraggio nel risolvere pacificamente le nostre differenze con le altre nazioni: non perché siamo naïve rispetto ai pericoli che affrontiamo, ma perché la diplomazia può risolvere più durevolmente sospetti e paure».

Sostegno alla democrazia
«Sosterremo la democrazia dall’Asia all’Africa, dalle Americhe al Medio Oriente, perché siamo chiamati dai nostri interessi e dalle nostre coscienze ad agire per conto di chi aspira alla libertà. Dobbiamo essere una fonte di speranza per il povero, per il malato, per l’emarginato, per la vittima di pregiudizi: non semplicemente per beneficenza e buon cuore, ma perché nel nostro tempo la pace richiede l’avanzata continua di quei principi descritti dal nostro credo comune. Tolleranza e opportunità, dignità e giustizia».

Finché non saremo tutti uguali
«Il nostro viaggio non sarà finito fino a quando i nostri fratelli e le nostre sorelle gay non saranno trattati come qualsiasi altra persona dalla legge: perché se siamo davvero creati tutti uguali, allora anche l’amore che proviamo verso gli altri deve essere uguale. Il nostro viaggio non sarà finito fino a quando non avremo trovato il modo di accogliere meglio gli immigrati volenterosi e pieni di speranza che vedono ancora l’America come una terra di opportunità, fino a quando i giovani studenti e gli ingegneri saranno compresi nella nostra forza lavoro e non espulsi dal nostro paese. Il nostro viaggio non sarà finito fino a quanto tutti i nostri bambini, dalle strade di Detroit ai rilievi degli Appalachi, alle pianure pacifiche di Newtown, sapranno di essere accuditi e al sicuro da ciò che potrebbe fare loro del male».

Sapendo che il nostro lavoro non potrà essere perfetto
«Le prossime decisioni dipendono da noi, e non possiamo permetterci altri ritardi. Non possiamo fraintendere l’assolutismo con un principio, o sostituire lo spettacolo alla politica, o trattare l’uso di soprannomi e luoghi comuni come una parte di una vera discussione. Dobbiamo agire, sapendo che il nostro lavoro non potrà essere perfetto. Dobbiamo agire, sapendo che le vittorie di oggi saranno solo parziali e che sarà compito di coloro che saranno qui tra quattro anni, tra quaranta e tra quattrocento anni portare avanti quello spirito senza tempo che ci fu dato a Philadelphia».

http://www.ilpost.it/2013/01/22/10-cose-dal-discorso-di-obama/
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