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lunedì 26 marzo 2012

Articolo 18, "Occupy Piazza Affari il 31 marzo"



Articolo 18

"Occupy Piazza Affari il 31 marzo"



Pubblichiamo il contributo di Giorgio Cremaschi (presidente del Comitato Centrale Fiom CGIL)

Il direttivo nazionale della Cgil non si è concluso all'unanimità e questo non certo sulla scelta di decidere 16 ore di sciopero e di costruire il massimo della mobilitazione per fermare Monti e il suo disastro, non solo sull'articolo 18. Su questo, almeno da parte nostra, non ci sono dissensi e incertezze.
Il punto vero su cui si è a lungo discusso riguarda la posizione concreta che la Cgil assume sull'articolo 18 e un po' su tutto il resto. Nel corso della discussione, e ancor più nelle conclusioni del segretario generale è emersa con chiarezza la seguente posizione. Oramai il danno è terribile, questo governo va avanti come un treno con i consensi, anche istituzionali che ha. Il governo Monti è sostanzialmente contro di noi, ma per combatterlo dobbiamo costruire alleanze e proposte tali da metterlo in difficoltà. Per questo sull'articolo 18 non si può mantenere la posizione sinora assunta dagli organismi - quell'articolo non si tocca -, ma bisogna essere disponibili a delle mediazioni che salvino la sostanza.
Per queste ragioni il direttivo ha respinto a maggioranza, 73 contro 30, un emendamento al documento finale presentato da Nicola Nicolosi e Maurizio Landini e votato anche dai segretari generali della conoscenza e della funzione pubblica che, in maniera semplice e chiara chiedeva di confermare la posizione sull'intangibilità dell'articolo 18. Il fatto che questo emendamento sia stato respinto a favore di un testo apparentemente simile, ma in realtà aperto a diverse interpretazioni, chiarisce che la segreteria della confederazione vuole un mandato per limitare i danni. Questa posizione non poteva essere condivisa da chi ritiene che la battaglia sull'articolo 18 sia una battaglia di principio di fondo e non un elemento contrattualizzabile.
Per queste ragioni nel voto finale ai 95 sì, compresi Nicolosi e Pantaleo, si sono contrapposte 13 astensioni, tra cui quelle di Landini e Rinaldini, e con 2 voti contrari, il mio e quello di Fabrizio Burattini.
Quella del direttivo è stata dunque una discussione vera, che riguarda un'organizzazione che rischia moltissimo in questo momento, come rischiano drammaticamente e ancor di più i lavoratori. Non credo che il governo sia disponibile a mediazioni sull'articolo 18. Quello che ha deciso di fare è scritto nella lettera del 5 agosto della Banca centrale europea, ed è per questo che appaiono un po' ridicoli scandali e improvvise sorprese. Lo scalpo dell'articolo 18 va portato sull'altare delle banche, delle finanze, dello spread. Poco importa se questo ha o non ha un senso dal punto di vista economico.
Tante cose fatte in Grecia, in Spagna o in Portogallo non lo hanno nella loro ferocia, eppure sono state fatte lo stesso, perché il governo finanziario dell'Europa non capisce e non è in grado di produrre un'altra politica economica. Per questo la politica della riduzione del danno, ancora una volta praticata dal gruppo dirigente della Cgil, rischia di essere non solo sbagliata nei contenuti - alla fine si accettano danni comunque irreparabili -, ma anche inefficace. Il governo ha scelto una linea di rottura da destra della concertazione.
Non è sperando che essa torni che si risolvono i problemi e si affrontano gli avversari, ma ricostruendo un vero conflitto con piattaforme dai contenuti in grado di incidere realmente sugli interessi in campo. Quindi la lotta deve essere per il diritto al lavoro e ai diritti del lavoro, per il reddito, contro le banche e le grandi ricchezze, per un cambiamento profondo del modello economico e sociale. La lotta deve essere su obiettivi incompatibili con le scelte dell'attuale governo, obiettivi che a questo punto appaiono sempre di più gli unici realistici, visto che gli altri, quelli pragmatici e riformisti, sono umiliati e sbeffeggiati.
Questo è l'errore della maggioranza della Cgil. Aver perseguito una politica di compromesso e accordo con il governo, con le forze politiche, con Cisl e Uil, non aver ottenuto alcun risultato, eppure continuare a perseguirla come se nulla fosse avvenuto. Alla fine sull'articolo 18 si sta profilando lo stesso disastro delle pensioni.
Per questo il nostro no è tanto netto quanto siamo convinti che le lotte siano necessarie e che dovranno servire per affermare una posizione diversa. Cioè un'alternativa profonda alle politiche economiche e alle scelte antisociali di questo governo. Per questo la manifestazione del 31 marzo a Milano (vedi il documento Occupyamo Piazza Affari), prima vera manifestazione nazionale dichiaratamente contro Monti, può incidere profondamente nel percorso di tutte le lotte e dei loro obiettivi.
di Giorgio Cremaschi


  Comunicato Stampa ex lavoratori ThyssenKrupp_L'Italia è una Repubblica (af)fondata sul lavoro 
Sull'Art. 18 e i morti sul lavoro, l'unico settore che non conosce crisi.


Il Governo Monti, incarnazione di uno dei governi “tecnici” più autoritari e antipopolari visto negli ultimi anni, esecutore delle misure “lacrime e sangue” imposte da gruppi finanziari, banche e speculatori, continua con la linea dura lanciando l’ennesima offensiva contro i lavoratori con il tentativo di introdurre, tra le misure contenute nelle riforme del mercato del lavoro, il cosiddetto “licenziamento economico”, che di fatto cancella le tutele garantite dall’Art.18.
Facendo così il paio con le misure già introdotte dal piano Marchionne, che fa carta straccia dei diritti dei lavoratori, del CCNL e del principio di rappresentanza sindacale all’interno delle fabbriche. Misure imposte con il pretesto di uscire dalla crisi in cui sono coinvolti ormai (quasi) tutti i settori dell’economia.

L’unico settore che non sembra conoscere crisi è rappresentato dai morti sul lavoro: in media 4 al giorno con un inquietante aumento di suicidi tra lavoratori e imprenditori strangolati dai debiti (anche qui lo zampino delle banche). Mentre le misure repressive colpiscono sempre più pesantemente chi si batte per vigilare sulla sicurezza nei luoghi di lavoro: emblematico il caso di R. Antonini, licenziato da FS per aver prestato opera di consulenza in favore dei familiari delle vittime della strage ferroviaria di Viareggio e al quale va tutta la nostra stima e solidarietà. E sono già in preparazione nuove misure legislative (decreto legge 5/2012 art. 14) che smantellano i già inesistenti controlli nei luoghi di lavoro, sostituiti da semplici autocertificazioni rilasciate da enti esterni.

Per fortuna la risposta dei lavoratori a questi scempi non si è fatta attendere: assemblee, presidi, scioperi selvaggi e blocchi stradali hanno imposto un ripensamento al Governo che, dalla decretazione d’autorità, ripiega sulla discussione in Parlamento (disegno di legge).
Al di là del risultato che la discussione politica raggiungerà importante è rilevare il fatto che la mobilitazione dei lavoratori per la salvaguardia dei propri diritti (sanciti dalla Costituzione) è la giusta strada su cui occorre proseguire per contrastare tutte quelle misure antipopolari che il governo Monti ha approvato e per tutte quelle che tenterà di attuare in seguito per scaricare sui lavoratori tutto il peso della crisi.

La crisi non si risolverà certo con le misure adottate finora dal governo: tagli ai servizi, privatizzazioni e liberalizzazioni sfrenate, rispetto dei patti di stabilità, realizzazione di opere pubbliche inutili e dannose come la TAV, risanamento del debito pubblico creato dai pescicani della finanza e non certo dai lavoratori, maggiore flessibilità del mercato del lavoro. Essa si risolverà nella misura in cui la mobilitazione popolare, a partire dalla difesa dell’Art.18 - e più in generale per quella dei diritti, della democrazia e delle libertà democratiche - porrà la questione del lavoro sicuro e dignitoso per tutti come unica misura per uscire dalla crisi e della cacciata del governo Monti.

Per riprendere in mano l’iniziativa e toglierla a Marchionne, Monti e la Fornero aderiamo e invitiamo ad aderire, partecipare e promuovere in tutte le forme possibili l’importante giornata di mobilitazione Occupy Piazza Affari del 31 marzo a Milano indetta dal Comitato No Debito.

Per questo abbiamo deciso di supportare tutte le iniziative di contrasto a questa scelta irresponsabile del governo. Lo faremo nelle piazze reali ma anche nel web. Per questo lanciamo per venerdì 30 marzo un blogging day che abbiamo chiamato Sì18Day. Durante il Sì18Day ogni blogger posterà il banner dell’iniziativa sul proprio blog e manderà la notizia a 5 nuovi blog, ogni account twitter dovrà scriverà un pensiero con l’hashtag #si18day, ogni utente Facebook dovrà postare un pensiero con il link alla pagina dell’iniziativa e ogni videomaker dovrà postare una sua raccomandazione video sull’articolo 18. Vi invitiamo a diffondere.
 leggi tutto qui
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