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lunedì 30 gennaio 2012

Oscar Luigi Scalfaro






Oscar Luigi Scalfaro


Oscar Luigi Scalfaro (Novara, 9 settembre 1918 – Roma, 29 gennaio 2012) è stato un politico e magistrato italiano, nono Presidente della Repubblica dal 1992 al 1999. Fu eletto deputato ininterrottamente dal 1946 al 1992, quando, durante la sua presidenza della Camera dei deputati, fu eletto Presidente della Repubblica.

In precedenza era stato Ministro dell'Interno nel Governo Craxi I. Era senatore a vita aderente al Partito Democratico. Scalfaro, insieme a Sandro Pertini (che presiedette come membro anziano il Senato nel 1987) ed Enrico De Nicola (presidente della Camera, del Senato e della Repubblica dal 1º gennaio all'11 maggio 1948), ha ricoperto tutte le tre più alte cariche dello Stato: è infatti stato Presidente della Repubblica e Presidente della Camera, oltre ad avere presieduto provvisoriamente il Senato all'inizio della XV Legislatura.




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E' morto Oscar Luigi Scalfaro.
Noi di Libera.tv lo ricordiamo con un video realizzato in occasione della marcia per la Pace 2010.
La guerra non si può accettare MAI!


Davvero non si finisce mai di rimanere stupiti. E di doversi dolere per l'immaturità di un Paese che per metà ha osannato Berlusconi e per l'altra metà osanna qualsiasi cosa non sia Berlusconi: una sindrome infantile nella quale il nemico del mio nemico è mio amico. Lo si vede con le macellerie del governo Monti che avrebbero suscitato infinita indignazione sotto il Cavaliere (che non le faceva appunto solo per questo, non perché non fossero nelle sue corde) e lo vedo stamattina nelle migliaia di commenti sulla morte di Scalfaro.
L'ex presidente fu antiberlusconiano, su questo non ci piove. Negli ultimi anni ha difeso la Costituzione dagli assalti della banda di Silvio, certamente. Ma questo ruolo si inserisce in una visione completamente conservatrice nella quale il Cavaliere rappresentava non tanto una destra cinica e opportunista, quanto il barbaro affossatore del milieu politico tradizionale, travolto prima ancora che da mani pulite dalla sua incapacità di comprendere i tempi nuovi che si aprivano con la caduta del muro.
Tutta la storia del barone Scalfaro si svolge dentro una rigidità e un'ambivalenza di posizioni che in qualche modo testimoniano di un'idea della politica e della società basata sull'appartenenza di casta. Cosa questa che del resto fa parte di una storia familiare visto che l'antenato Raffaele Aloisio fu insignito del titolo nobiliare da Gioacchino Murat  e  presiedette dopo Waterloo il consiglio di guerra che condannò a morte il reggente napoleonico. Naturalmente in nome di una legge che lo stesso Murat aveva promulgato. Dico questo per evitare di aprire il capito sul pronipote prima iscritto al Pnf e poi autore di diverse condanne a morte di fascisti. Qualcosa che non è del tutto in contraddizione se si pensa che il potere appartenga a un certo ambiente, a una fede, a un modo di essere più che a una visione sociale.
A parte il celebre episodio del prendisole, offese e qualcuno dice anche schiaffo a una signora in leggero decolleté, Scalfaro fu sostenitore in seguito della legge truffa, sotto Scelba di cui era amico intimo si dette da fare per rendere più pesante la censura sui film. Agli inizi degli anni '60 fu tra i più feroci avversari dell'apertura a sinistra attivamente voluta da Moro e realizzata da Fanfani. L'ostilità al centrosinistra lo isolò dentro la Dc il che non gli impedì di ricoprire alcune cariche ministeriali e di essere una delle punte di diamante della battaglia contro la legge sul divorzio.
Nel '77 fu tra i firmatario del documento detto dei "Cento" in cui si chiedeva alla Dc e al segretario Zaccagnini di chiudere qualsiasi apertura verso il Pci. E paradossalmente fu proprio questa irriducibile ostilità dei confronti del partito comunista di Berlinguer che convinse Craxi a dargli la poltrona di ministro dell'Interno che Scalfaro ricoprirà dall'83  all' '87. Fu eletto al Quirinale dopo la strage di Capaci, intervenuta proprio durante le votazioni per la presidenza della Repubblica. I candidati forti, Forlani,  Andreotti e Spadolini non sembravano avere la forza di prevalere. L'uccisione di Falcone costrinse a comprimere i tempi e a focalizzare la scelta su Scalfaro che dopotutto - come disse De Mita - era un democristiano e, in quanto anticomunista, andava bene anche a Craxi. E come persona al di fuori degli scandali era presentabile a un Paese che nutriva un forte risentimento verso la politica.
Fin qui un presidente conservatore, per una politica conservatrice che già cominciava ad erodere le conquiste degli anni '70. La radice della trasformazione di Scalfaro in un nemico della destra berlusconiana e soprattutto dei suoi banditeschi parvenues, si ebbe forse nel '93 quando il presidente fu tirato dentro lo scandalo Sisde, dal quale risultava che vari ministri dell'interno avessero ricevuto fondi neri ingentissimi , circa 100 milioni al mese di allora. Scalfaro fece interrompere una partita di Coppa, per esprimere a reti unificate il suo "Non ci sto" ed esprimendo la tesi che il mondo politico preso di mira da tangentopoli stesse cercando di attuare una rappresaglia nei suoi confronti  sia per non aver firmato la legge Conso che era un colpo di spugna sul finanziamento illecito dei partiti, sia per non essere intervenuto come presidente del Csm per fermare i magistrati.
Scalfaro era certamente estraneo allo scandalo, nel senso che i fondi neri, probabilmente erano effettivamente dati ai ministri dell'Interno e dunque anche a lui, ma venivano utilizzati esclusivamente per fini di Stato: proprio il suo animus conservatore non si addice alla ruberia da mariuoli. Fatto sta che in seguito si opporrà alla nomina a ministro di Previti e soprattutto non darà a Berlusconi la chance di tornare alle elezioni dopo il famoso ribaltone. Non sappiamo se sia stato un bene o un male, ma sta di fatto che proprio allora nacque l'inconciliabile ostilità fra l'uomo della destra tradizionale Scalfaro e la destra brancaleonica di Berlusconi. Cosa questa che forse ha dato a qualcuno l'impressione che l'ex presidente fosse in qualche modo a sinistra.
Ma così non è. Certamente Scalfaro è stata una persona per bene, cosa ormai rarissima nella politica degradata da tanti anni di berlusconismo. Ma mi chiedo  - e non certo per non dare l'ultimo salito all'ex presidente o per non augurargli di riposare finalmente in pace o per un particolare cinismo di fronte alla morte - possiamo accontentarci che una persona sia onesta, persino ingenua, senza mettere in questione le sue idee politiche ? Non è una domanda che riguarda Scalfaro ovviamente, ma riguarda tutti noi e il tormentato presente. Riguarda il nostro senso della politica e il nostro avvenire: accontentarsi è già una sconfitta.

http://ilsimplicissimus2.wordpress.com/2012/01/29/scalfaro-leccentrico-conservatore/
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