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lunedì 17 gennaio 2011

La Ue fa luce sui rifiuti a Napoli


La Ue fa luce sui rifiuti a Napoli


Queste sono le notizie sui rifiuti di Napoli: Bruxelles sta indagando in via riservata sull’emergenza; c’è autonomia per tre, forse quattro mesi e poi la crisi si ripeterà; ci sono segnali preoccupanti di una “guerra di camorra” che potrebbe aprirsi a mesi. La direzione Ambiente della Commissione europea ha affidato a una società di Parigi, la Bio Intelligence Service, il compito di indagare sull’emergenza rifiuti. Lo studio si chiama «Implementing EU waste legislation for Green Growth». L’obiettivo è capire a mente fredda, sotto la lente di un microscopio neutrale, la pazzia napoletana della spazzatura. Come porvi rimedio. Non sarà facile per gli analisti parigini arrivare a una risposta edificante. Pare sconfortato Daniele Fortini, fiorentino, il presidente della Federambiente (l’associazione delle “municipalizzate” di servizi ambientali) spedito due anni fa ad amministrare l’Asia, l’azienda di nettezza urbana di Napoli. Il bilancio dell’Asia, secondo i dati di Fortini e del presidente Giorgio Cicatiello, per la prima volta quest’anno dovrebbe chiudere in pareggio. Allora, perché lo sconforto? Fortini guarda fuori dal finestrone del suo ufficio al settimo piano dell’edificio che era l’headquarter della Nato, e che oggi ospita l’Asia, la Hewlett Packard, la Smart Net e – ironia delle parole – la Magic Solution. Fortini perde lo sguardo nel panorama della periferia devastata: «La nostra salvezza oggi è la discarica di Chiaiano, ma a marzo sarà piena e dovrà chiudere». Da marzo, forse da aprile se sarà concessa una proroga, Napoli non saprà dove piazzare l’immondizia. Ancora una volta. Se non si trova una magic solution: in primavera le strade ricominceranno a riempirsi di pattume. Serve con urgenza qualche discarica che duri anni, prima che possa essere costruito nella zona di Ponticelli (Napoli Est) l’inceneritore toccasana, l’impianto definitivo e risolutore. Serviranno anni, gli ottimisti inguaribili dicono tre anni, prima che l’inceneritore possa bruciare spazzatura. «E pronto il bando di gara», s’illumina Fortini. Ma non sarà facile trovare un’azienda che si sottoponga volontariamente alla tortura dei rifiuti di Napoli e una banca che costruisca un difficile e incerto project financing. Già l’A2A aveva accettato mal volentieri la gestione dell’inceneritore di Acerra che ora sta marciando tutta forza per bruciare il bruciabile prima che ricominci un nuovo turno di fermate per manutenzione coni tubi delle caldaie minacciati dalla corrosione. Per cercare le discariche alternative il presidente della provincia, quel Luigi Cesaro che con vezzo personale ama farsi chiamare Giggino, sta tormentando tutti i sindaci. Giorni fa aveva sperato in nuove discariche a Visciano, vicino a Nola; poi la speranza è sfumata. Se 250 militari, è stato deciso giovedì, rimarranno di guardia alle discariche che fanno gola alla malavita, a fine mese finirà la “missione stralcio” con cui i militari avrebbero dovuto avviare quella scomoda rendicontazione sulle attività del commissaria-mento dei rifiuti campani sulla quale anni fa un prefetto, aperti gli scatoloni pieni di fatture, ricevute e contratti, richiuse gli scatoloni e lasciò di colpo l’incarico. Un’approssimazione condotta un paio d’anni fa dal Senato fa pensare che i debiti maturati dall’attività di emergenza rifiuti possano essere nell’ordine dei due miliardi di euro. La Corte dei conti, sezione di controllo per la Campania, nel settembre scorso dava una stima assai più bassa, circa un decimo. L’emergenza rifiuti dà fastidio a quasi tutti gli abitanti della Campania, che sono stanchi di essere considerati gente da pattume. E bastato avviare la raccolta differenziata per avere i cittadini che – contro i luoghi comuni – si comportano come quelli di Bressanone o Varese. Anzi, meglio: a titolo di confronto, Massa Lubrense (Napoli) manda a riciclare il 67,8% dei suoi rifiuti contro il 59,6% di Giussano (Monza Brianza). C’è chi lavora ventre-a-terra, e la testimonianza più alta è quella di Angelo Vassallo, il
sindaco di Pollica (Salerno) assassinato dalla malavita nel settembre scorso. Ci sono il polo del riciclo della carta, le imprese di riciclo della gomma, il ricupero del Tetra Pak, i riciclatori di plastica Ma queste imprese faticano. Per anni Alfredo Diana dell’Erreplast ha dovuto importare rifiuti plastici per poter far marciare gli impianti perché la Campania sommersa dall’immondizia non riusciva a dargli plastica da rigenerare. La mangiatoia dell’emergenza eterna interessa a troppi. Ci sono appalti stravaganti, camorre affamate, ricatti tra voto elettorale e posto di lavoro. La Campania ha 24mila addetti al servizio rifiuti ma secondo gli standard medi sono quattro volte più del necessario. Per realizzare 136 “isole ecologiche” (quei piazzali con i cassoni in cui portare la spazzatura divisa per materiale) íl commissariato all’emergenza rifiuti «aveva dovuto pagarle in media sopra i 300mila euro l’una – dice Walter Ganapini, emiliano di Reggio, assessore regionale all’Ambiente fino alla primavera scorsa – con punte oltre i 500mila». Nel resto d’Italia – tra acquisto del terreno, asfaltatura, cassoni, recinzione, custode – costano sui 150mila euro l’una. Erano state pagate oro ma non funzionavano. «Per fortuna, con la nostra squadra eravamo riusciti ad avviarne una novantina», ricorda Ganapini. Ci sono schiere di lavoratori socialmente utili che incassano 6-700 euro al mese per un’eterna vacanza. Il Consorzio rifiuti Caserta (per fortuna, da poco tempo blindato dal commissariamento) aveva bisogno di un organico di circa 350 persone ma i dipendenti erano i.2oo e sembrava pervaso da un clan di Marcianise: divisi in squadre di una trentina di operai, ogni addetto aveva stipendi nell’ordine dei 3-4mila curo, e il loro caposquadra tra i 7mila e i lomila euro al mese. Stipendio netto. Nel settore dei rifiuti ci sono dirigenti e funzionari che spediscono la spazzatura là dove è sicuro lo scatenarsi della protesta dei cittadini e quindi la paralisi Ci sono appalti per impianti gemelli a quelli che esistono già. Ci sono sindacati che minacciano gli operai di non fare la raccolta differenziata. Ci sono operai che spaccano i vetri dei camion della spazzatura per non farli lavorare: è accaduto con 5o camion in settembre, e sei dei devastatori sono stati arrestati l’altro giorno. La finanza pubblica non consente più questi sperperi. Ma senza soldi, il rischio è un altro. Che la camorra si ribelli contro lo stato che chiude il portafogli. (Jacopo Giliberto, Il Sole 24 Ore, tratto da NapoliOnline).

http://www.9online.it/blog_emergenzarifiuti/2011/01/17/faro-ue-sui-rifiuti-a-napoli/


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