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mercoledì 24 novembre 2010

Uno sciopero del panino per salvare la nostra cultura.



Uno sciopero del panino per salvare la nostra cultura.


“Fatevi un bel panino con la Divina Commedia“, aveva detto Giulio Tremonti tra il serio e il faceto. Adesso si scopre che la questione era molto più seria di quanto si potesse pensare. La Società Dante Alighieri, che promuove la lingua e la cultura italiana nel mondo, rischia di chiudere dopo 121 anni di gloriosa e prestigiosa attività. Infatti, per risparmiare 648 mila euro la forbice del Ministero del Tesoro si è accanita sull’ente fondato nel 1889 da Giosuè Carducci.

Praticamente il colpo di grazia, e proprio mentre l’Italia si appresta a celebrare i 150 anni dall’Unità. Perché se il British Council ha a disposizione 220 milioni di euro, il Goethe Institute 218, lo spagnolo Cervantes 90, il portoghese Camoes 13 e Alliance Fracaise 10,6, la Dante prima tirava avanti con uno stanziamento pubblico di un milione 700 mila euro, poi ridotto a un milione 248 mila euro l’anno, e adesso dovrà cavarsela con 600 mila euro, il 53,5 per cento in meno rispetto al 2009. Che vuol dire chiudere.

La Dante Alighieri ha 423 comitati in tutto il mondo, dall’Argentina fino all’estremo oriente della Russia, che organizzano migliaia di corsi di lingua italiana frequentati da circa 200 mila persone e questo lo fa soprattutto attraverso il volontariato e i corsi a pagamento che servono a mantenere la sede centrale di Roma. Per salvare l’Istituto, quindi, partono due distinte iniziative di protesta e di sensibilizzazione dell’opinione pubblica.

Sul sito del magazine femminile Io Donna, il primo organo di informazione ad attivarsi, è stata lanciata la campagna “S.O.S. per l’italiano. Vogliono chiudere la Dante Alighieri. Fermiamoli“, per chiedere ai lettori di manifestare il proprio disappunto nel tentativo di preservare uno dei fiori all’occhiello dell’italianità nel mondo. Inoltre, sul numero di Io Donna in edicola questa settimana, il noto giornalista e scrittore Sergio Rizzo ipotizza quali sarebbero le possibili alternative per recuperare senza sforzo 648 mila euro nel bilancio dello Stato: “Per esempio – spiega Rizzo - rinunciando a una decina di auto blu tipo Audi quattromiladuecento di cilindrata, che vanno tanto di moda adesso per le trasferte di ministri e sottosegretari; per esempio, con una microscopica puntatina alle spese voluttuarie della Camera e del Senato, dove si è arrivati a spendere 4.400 euro per l’acquisto di 50 asciugamani di lino destinati al bagno degli ospiti dell’appartamento presidenziale; per esempio, evitando di utilizzare gli aerei della presidenza del Consiglio come taxi…“.

“Senza la sede centrale della Dante Alighieri - nota ancora Rizzo – sarebbe difficile tenere in piedi il resto dell’Istituto sparso per il mondo. A meno che… Volendo pensare male, si potrebbe immaginare che l’obiettivo sia proprio quello. Il clima politico, del resto, non sembra molto favorevole a rilanciare i valori nazionali“. Insomma, nel colpo finanziario inflitto alla Dante Alighieri è insito il forte rischio che l’italianità nel mondo, già fortemente provata a livello di immagine per le responsabilità della nostra classe politica e istituzionale, si riduca a una mera e isolata nicchia di testimonianza. Una vera beffa per il Paese che vanta il più vasto patrimonio artistico e culturale del pianeta.

Il webmagazine della Fondazione Fare Futuro inoltre, aderendo con convinzione all’appello di Io Donna per la sopravvivenza della nostra lingua, propone addirittura di più. Nel sottolineare come sia semplicemente folle che un Paese come l’Italia non investa sulla propria cultura e sulla propria storia, rinunciando di fatto a difendere un valore così grande come l’identità nazionale, lancia provocatoriamente uno sciopero della fame ‘a staffetta’: rinunciare per 24 ore a mangiare, secondo turni concordati, per dimostrare che gli italiani, pur di difendere la loro cultura, sono ben disposti a fare a meno di quel famoso ‘panino’ di cui parlava il Ministro Tremonti. Tutti gli interessati alla singolare iniziativa, possono inviare una mail a redazione@ffwebmagazine.it. Verranno successivamente contattati per definire il giorno in cui dovranno partecipare alla protesta.

In questa fase di grave crisi sociale ed economica, nell’epoca del multiculturalismo, la nostra cultura e identità sono forse gli unici beni che ci sono rimasti. Ed è un dovere di ogni persona responsabile, a prescindere dalle singole iniziative di protesta, mobilitarsi e far sentire la propria voce. Affinchè la ricchezza dei Padri sia anche quella dei figli, e per stimolare quel meccanismo di virtuosa condivisione della nostra storia con i tanti ‘nuovi italiani‘ che chiedono di compartecipare all’avvenire della nostra Nazione. Alla vigilia del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, si tratta del miglior modo di riscoprirci patrioti.

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SCRITTO DA : David Incamicia

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