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venerdì 19 febbraio 2010

Niger. Golpe, sospesa la Costituzione

Niger. Golpe, sospesa la Costituzione e chiusi i confini

Chiusura dei confini terrestri e dello spazio aereo, coprifuoco sulla capitale Niamey, sospensione della Costituzione e scioglimento di tutte le istituzioni statali: sono queste le prime misure prese dal sedicente Supremo consiglio per il ripristino della democrazia [Csdr, nel suo acronimo francese], il gruppo di militari che ieri ha preso il potere in Niger dopo aver attaccato il palazzo presidenziale, destituito e preso in ostaggio il capo dello stato Mamadou Tandja.
Le misure sono state annunciate da un portavoce dei militari golpisti in un messaggio trasmesso dalla televisione di Stato in cui la popolazione è stata invitata «a mantenere la calma e restare unita attorno ai valori difesi dal Csdr che intende fare del Niger un esempio di democrazia e buon governo». Secondo varie fonti, Tandja si troverebbe sotto sorveglianza all’interno di una caserma e stessa sorte sarebbe toccata ai ministri sorpresi ieri nel palazzo presidenziale dove era in corso una riunione di governo. A Niamey i militari hanno creato postazioni nei pressi dei punti nevralgici della città, ma la loro presenza sembra essere rimasta relativamente discreta e, nonostante il coprifuoco, le strade non sono rimaste del tutto deserte.
In base a prime informazioni alla guida dei golpisti sono tre alti ufficiali: il colonnello Djibrilla Hima Hamidou, comandante della zona di difesa numero 1 [quella di Niamey]; il colonnello Harouna Adamou, comandante dei berretti verdi, che ha guidato l’attacco al palazzo presidenziale; il colonnello Goukoye Abdul Karim, capo dei servizi di informazione dell’esercito e portavoce dei golpisti. In seguito alla notizia del colpo di stato, l’Unione africana [Ua] e l’Onu hanno espresso parole di condanna chiedendo il ripristino dell’ordine costituzionale.
Dal 1960, anno dell’indipendenza dalla Francia, il Niger ha vissuto lunghi periodi di dittatura militare e da mesi parte dell’esercito aveva espresso in modo chiaro il suo dissenso nei confronti del presidente. Le tensioni erano aumentate in particolare dopo la scioglimento del parlamento, a giugno, e il referendum costituzionale con il quale l’ex-colonnello Tandja, al potere dal 1999, aveva prorogato il suo mandato oltre la scadenza «naturale» del dicembre scorso.
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