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domenica 28 febbraio 2010

FIUME LAMBRO, marea killer arriva al Po


ECCO LE FOTO :
TENTATIVO DI BONIFICA , DOPO 36 ORE DAL DISASTRO ECOLOGICO ,,,,
QUI SIAMO ALL'INTERNO DEL PARCO LAMBRO ,
ORMAI LA CHIAZZA PIU GRANDE DI PETROLIO AVRA RAGGIUNTO IL FIUME PO ,,,,,

AI LATI DEL FIUME SI VEDE BENISSIMO LA RIGA NERA LASCIATA DAL PETROLIO ,,,,

PUZZA DIFFUSA PER TUTTO IL PARCO .......... SOB




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  La marea killer attenta al Delta del Po ( LAMBRO )

E' corsa contro il tempo prima che il fiume di petrolio e gasolio che ignoti hanno riversato martedì scorso nel fiume Lambro arrivi al Delta del Po. «Un disastro ecologico ed economico. - sottolinea Andrea Agapito, responsabile acque del Wwf - Tutto ricade sulle Regioni. L'Autorità di Bacino del Po è stata delegittimata»

C’è forte preoccupazione che la macchia nera fuoriuscita per mano di ignoti dalla ex raffineria di Villasanta [Monza], martedì scorso, possa arrivare al Delta del Po.

 È andata in fumo la speranza di molti, cioè che il gasolio e il petrolio potessero essere bloccati prima, all’altezza di Isola Serafini, nel piacentino. L’onda avanza inesorabile rendendo gli interventi di tamponamento più difficoltosi perché nel Delta il Po si ramifica, come spiega Andrea Agapito, responsabile acque del Wwf: «C’è il Po di Goro, di Maistra, di Gnocca, di Tolle. C’è il rischio che la massa d’idrocarburi, o parte di essa, si distribuisca in una delle zone più importanti d’Europa, sia per la presenza di uccelli che per la comunità ittica importantissima, che oltretutto sostiene l’economia della pesca. Sarebbe sia un disastro ecologico quindi, ma anche economico».
È una corsa contro il tempo per frenare la massa oleosa che cavalca la corrente. Oltre a Isola Serfini sono state alzate due barriere a Roncarolo e Ponte San Nazzaro, sempre nel piacentino. Gli «skimmer», che catturano la massa d’acqua inquinata separandola dagli inquinanti, sono al lavoro. «Bisogna fare di tutto perché il materiale inquinante non vada a finire nei rami laterali del fiume, ma rimanga in quello centrale di modo che non si diffonda. – chiarisce Agapito – A quel punto sarebbe molto più difficile l’opera di bonifica. Nelle zone laterali, il Po di Maistra ad esempio, ora c’è parecchia acqua. Qui si trovano zone umide importantissime dove in questo momento sono fermi migliaia di uccelli svernanti: fenicotteri, avocette, anatre. Mantenere invece la macchia nella parte centrale può far si che parte di questi animali abbiano delle zone intatte dove spostarsi».
Ora i riflettori sono puntati sul fiume ma cosa succederà quando le telecamere si spegneranno? «E’ una preoccupazione culturale – sottolinea Agapito – Passata l’attenzione mediatica, passata l’ondata, passato il terremoto, passata l’alluvione, dopo non ci sono mai i soldi anche per fare dei piccoli interventi di manutenzione e gestione. La cosa principale è che ci sia un monitoraggio e continuo almeno per il prossimo anno per andare a vedere sia cosa è successo in generale, ma anche per identificare quelle zone dove ci può essere un maggiore rischio e pericolo. Ricordiamo che il Po non è un canale uniforme, con una corrente tutta uguale, ci sono zone di secca, di corrente massima, zone in cui l’acqua ristagna ecc. Ci vorrà un check up di tutto il tragitto che ha fatto questa macchia per capire dove sono i danni maggiori e poi dopo avviare le attività di bonifica».
Al di là dell’emergenza i problemi strutturali sono tanti. Le industrie, ad esempio, che si trovano proprio sul fiume. Tutte a rischio per le possibili esondazioni. Poi c’è la situazione di stallo dell’Autorità di Bacino del Po, la più grande d’Italia, che dovrebbe pianificare e sovraintendere alla gestione e al governo del fiume ma che da due anni e mezzo non ha il segretario di bacino e non ha più neanche i finanziamenti per alcun intervento. «L’autorità ha una visione complessiva del fiume – precisa Agapito – ma è stata delegittimata, come tutte le autorità di bacino, e tutto ricade sulle Regioni che però ovviamente hanno una visione circoscritta del territorio».
C’è poi chi cavalca l’onda elettorale come Formigoni che addirittura si è impegnato a rendere il Lambro «perfettamente limpido e trasparente come ai tempi dei nostri avi, perfettamente balneabile e perfettamente adatto alla vita delle varie specie di pesci». «Una bufala – smentisce Agapito – come la stessa Regione ha scritto nel Piano di tutela delle acque, e cioè che il fiume non raggiungerà gli obiettivi di buona qualità come previsto per il 2015».
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altre info qui
http://cipiri6.blogspot.it/2011/02/onda-nera-nel-lambro-indagati-i.html
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