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lunedì 11 gennaio 2010

La bugia di Sigonella

La grande bugia di Sigonella

Sigonella: è la parola magica che il fan di Bettino Craxi introduce nella discussione, quando sta per soccombere a causa dell’elenco delle tangenti, delle condanne, dei conti all’estero; e poi degli incontri con Licio Gelli, delle spartizioni di potere con Giulio Andreotti, del vertiginoso incremento del debito pubblico...Sigonella: dimostrazione che il segretario del Psi era uno statista, capace di scelte coraggiose e autonome anche nei confronti dell’alleato Usa. Ma a Sigonella andò davvero come ci hanno detto? Un documento americano su cui recentemente è stato tolto il segreto ci permette oggi di raccontare una storia molto diversa.

Il sequestro. Tutto comincia il 7 ottobre 1985, quando quattro terroristi del Fronte per la Liberazione della Palestina s’impossessano, al largo delle coste egiziane, della nave italiana Achille Lauro che sta compiendo una crociera nel Mediterraneo.

Il commando chiede la liberazione di una cinquantina di palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. In caso contrario, minaccia di uccidere i passeggeri e di far esplodere la nave. Iniziano frenetiche consultazioni militari e diplomatiche. Le trattative sembrano arrivare a una conclusione positiva quando Abu Abbas, il mediatore indicato dal leader dell’Olp Yasser Arafat, convince i dirottatori ad abbandonare la nave, in cambio dell’immunità e di un salvacondotto per la Tunisia.

Ma si viene a sapere che nel frattempo i terroristi a bordo avevano ucciso e gettato in mare una persona: Leon Klinghoffer, un cittadino americano di religione ebraica, disabile bloccato in carrozzella. A questo punto gli Stati Uniti intervengono.

L’11 ottobre i caccia americani intercettano l’aereo egiziano che sta portando in Tunisia i dirottatori e lo costringono ad atterrare nella base militare di Sigonella, in Sicilia. Venti carabinieri e trenta avieri dell’Aeronautica militare circondano l’aereo. Sono a loro volta subito circondati da una cinquantina di militari americani della Delta Force. Poi affluiscono alla base i rinforzi dei carabinieri, che circondano gli americani.

Il presidente Usa Ronald Reagan telefona a Craxi nella notte, chiedendogli la consegna immediata dei palestinesi. Craxi mantiene fermo il suo rifiuto, finché gli americani ritirano i loro uomini.

Cinque mesi dopo. Certo a Sigonella il comportamento del governo italiano nei confronti degli americani appare diverso da quello tenuto dopo il rapimento, nel 2003 a Milano, dell’imam Abu Omar da parte di uomini della Cia. Messi sotto processo per sequestro di persona insieme ai vertici del Sismi, nel 2009 sono salvati dal segreto di Stato apposto da Silvio Berlusconi.

Ma ora sappiamo che, nel 1985, anche Craxi tratta subito con gli americani e fa un immediato atto di riparazione, concedendo segretamente a Reagan la base di Sigonella per attaccare la Libia di Gheddafi. Solo cinque mesi dopo la tanto osannata dimostrazione di orgoglio nazionale, infatti, nel marzo 1986 gli F111 Usa, provenienti dalla Gran Bretagna e ufficialmente diretti alle basi inglesi di Cipro, decollano dalla base siciliana per attaccare e bombardare il golfo della Sirte.

La concessione avviene in segreto: Craxi permette l’uso della base, ma chiede discrezione e in pubblico critica aspramente l’azione militare. Lo ha scoperto una giornalista italiana, Sofia Basso, analizzando materiale Usa recentemente declassificato. Si è imbattuta in una nota confidenziale scritta a Reagan nella primavera 1986 dall’allora segretario di Stato americano, George Shultz, uscita dagli archivi segreti del Dipartimento di Stato.

L’appunto di Shultz spiega che «i rapporti con Craxi erano eccellenti», l’episodio dell’Achille Lauro era ormai «cosa del passato» e che «su base confidenziale, l’Italia aveva permesso l’uso di Sigonella per operazioni di supporto in relazione all’esercitazione nel golfo della Sirte». A una sola condizione: la riservatezza.

È il marzo 1986. La Libia è accusata di essere dietro gli attentati compiuti in varie parti del mondo da terroristi arabi. Reagan, senza consultare né il Congresso, né i partner europei, il 22 marzo manda navi e aerei nel golfo della Sirte, che Gheddafi considera acque territoriali libiche. Si scatena una battaglia. Gli Usa colpiscono due navi libiche e una base missilistica. Le cancellerie occidentali si dividono: Gran Bretagna e Germania applaudono la dimostrazione di forza, il resto dell’Europa esprime forti dubbi.

Il più duro nelle critiche agli Usa è proprio Craxi il quale, in una seduta straordinaria del Parlamento, proclama che non è con ripetute "esercitazioni militari" in un’area già scossa da forti tensioni che si può difendere il diritto internazionale. L’uso della forza, anzi, non potrà che minare la stabilità della regione e rafforzare il ruolo di Gheddafi nel mondo arabo.

Deve essere chiaro che l’Italia non vuole «guerre alle soglie di casa». Fin qui la versione ufficiale. Il memorandum di Shultz rivela invece la verità segreta. Spiega che Craxi vuole farsi perdonare l’episodio dell’Achille Lauro, punta a essere considerato partner privilegiato degli Usa nelle relazioni tra Est e Ovest e a essere ammesso nel gruppo dei cinque Paesi industrializzati. Per questo, in pubblico strilla contro gli americani ma, sottobanco, dà loro il via libera. Purché non lo si dica in giro.

Da Il Fatto Quotidiano del 10 gennaio

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