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lunedì 7 settembre 2009

La Colombia isolata dal resto del continente

La Colombia isolata dal resto del continente

Giuseppe De Marzo A Sud

L'accordo militare tra Stati uniti e Colombia ha provocato la convocazione di un vertice straordinario dei paesi sudamericani: la condanna per il governo di Uribe è unanime. Le 7 basi Usa sono una inaccettabile riduzione della sovranità e una minaccia per il continente.

I paesi membri dell’Unione delle Nazioni Sudamericane [Unasur] hanno reiterato venerdì 28 agosto il loro ripudio alle «ingerenze nella sovranità dei popoli latinoamericani». Il chiaro riferimento è all’accordo militare tra Stati uniti e Colombia che prevede l’installazione di 7 basi militari statunitensi in terriorio colombianno e che testimonia, secondo molti dei capi di stato sudamericani, «la volontà di Bogotà di rinunciare a una considerevole parte della propria sovranità per non contraddire i voleri di Washington».
Il documento finale del vertice straordinario dell’Unasur, realizzato la scorsa settimana a Bariloche, in Argentina, ha manifestato il desiderio di rafforzare la regione come «zona di pace».
Al vertice straordinario di Unasur hanno partecipato i presidenti di Colombia, Alvaro Uribe, del Brasile, Luiz Inacio Lula da Silva, dell’Ecuador, Rafael Correa, dell’Argentina, Cristina Kirchner, della Bolivia, Evo Morales, del Cile, Michelle Bachelet, del Paraguay, Fernando Lugo, e del Venezuela, Hugo Chávez.
Il testo condanna duramente la presenza o l’azione di gruppi armati che operano illegalmente e riafferma che l’autodeterminazione dei popoli è essenziale per consolidare l’integrazione regionale. «La presenza di forze militari straniere non può con i propri metodi, risorse e obiettivi minacciare la sovranità e l’integrità di qualunque nazione sudamericana e di conseguenza, la pace nella regione», si legge nel testo.
I ministri degli esteri e della difesa dei paesi di Unasur si dovranno riunire nuovamente a settembre per discutere delle attività comuni per rafforzare la sicurezza nella regione. I ministri hanno dichiarato di voler partire in tal senso dai principi di integrità, inviolabilità territoriale e di non ingerenza nelle questioni interne. La maggioranza dei presidenti presenti al vertice ha chiesto di conoscere i termini dell’accordo di cooperazione militare tra Colombia e Usa per l’installazione delle contestate sette basi militari statunitensi. Hanno inoltre sollecitato una riunione con il presidente nord americano Barack Obama per chiarire le rispettive posizioni in merito. Il presidente boliviano, Evo Morales, ha chiesto agli stati presenti di «non aver paura» e di firmare un accordo per rifiutare la presenza di basi militari straniere nel territorio latinoamericano.
«Se nessuno di coloro che sono presenti qui oggi vuole una base militare, perché non possiamo firmare qui e oggi un documento in cui i presidenti del Sudamerica dichiarano di non accettare nessuna base militare straniera?», ha sostenuto Morales nel suo intervento nel vertice. «Gli Stati Uniti cercano di creare sfiducia tra i presidenti del Sudamerica mentre stiamo lavorando per l’unità. Non accettiamo di essere strumenti della divisione della regione», ha aggiunto il capo di stato boliviano, sostenendo la proposta del presidente dell’Uruguay, Tabaré Vázquez, circa la «ricerca della pace» e ribadendo che «fin tanto che dovremo fare i conti con la presenza di basi straniere nell’ambito sudamericano, difficilmente si può pensare a costruire la pace».
Nell’ambito del vertice il presidente dell’Ecuador, Rafael Correa, ha proposto la creazione del Consiglio sudamericano di lotta contro il narcotraffico. L’obiettivo dovrebbe essere quello di adottare una politica regionale sul tema della produzione di droghe di segno diverso rispetto a quella imposta dagli Stati Uniti da decenni. Correa ha sostenuto che la regione sudamericana deve avere una propria politica nell’ambito delle azioni per contrastare la produzione e commercializzazione di droghe. I paesi membri hanno chiesto al Consiglio l’elaborazione urgente di uno statuto e di un piano d’azione con l’obiettivo di definire una strategia di lotta contro il narcotraffico. Il presidente della Colombia, Álvaro Uribe, non è andato oltre una generica conferma circa l’impegno del suo governo nel «contrastare la presenza di gruppi violenti o reti terroriste».

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