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mercoledì 1 aprile 2009

Torna in carcere Mario Chiesa

Torna in carcere Mario Chiesa l'ex "mariuolo" di Tangentopoli
"Dominus" di un sistema di traffico illecito di rifiuti


- Diciassette anni dopo l'arresto che diede inizio alla stagione di Tangentopoli è finito di nuovo in manette, a San Vittore, Mario Chiesa, l'ex presidente del Pio Albergo Trivulzio di Milano arrestato stamattina insieme ad altre nove persone con l'accusa di traffico illecito di rifiuti, truffa aggravata ai danni dello Stato e associazione per delinquere nelle province di Milano, Brescia, Como, Alessandria, Pavia e Varese. Ventisette sono gli indagati.
L'ex "mariuolo", come lo definì -tentando di minimizzarne il ruolo- Bettino Craxi, a cui Chiesa era legato, prima che scoppiasse il terremoto di Mani Pulite che lo travolse, ha stupito perfino gli inquirenti per l'analoga ripetizione di comportamenti che gli procurarono condanne per 5 anni e 4 mesi e lo costrinsero alla restituzione di 6 miliardi di lire. Secondo l'accusa anche in questo caso il suo ruolo sarebbe stato quello di "collettore" di tangenti, "dominus" di un sistema di traffico illecito di rifiuti, mente di un'organizzazione con tanto di corrotti, corruttori e mazzette. Oggi il volume di beni sequestrati è di 50 milioni di euro, l'illecito giro d'affari di due milioni di euro e il danno erariale "non quantificato ma ingente".
Secondo la Procura di Busto Arsizio, che ha coordinato le indagini, Chiesa, da amministratore di fatto della società Sem (Servizi ecologici Milano), e grazie alla sua rete di conoscenze, fungeva da intermediario nella ricerca di appalti pubblici per lo smaltimento dei rifiuti. Per gli inquirenti, che hanno iniziato a lavorare al caso nel 2005, Chiesa riuscì in un caso perfino a far annullare un appalto già assegnato e far ripetere la gara affinché venisse affidato alla sua società partner, la "Solarese". L'obiettivo, emerso chiaramente durante le intercettazioni e riscontrato dalle indagini dei carabinieri del Noe sul posto, era di svolgere l'attività truccando i pesi e la qualità dei rifiuti, terre di spazzamento stradale, con la complicità di compiacenti funzionari delle municipalizzate di Voghera e del Bresciano che dovevano sovrintendere ai controlli e degli autisti della stessa ditta.
Secondo la ricostruzione del pm Luca Gaglio e del Procuratore capo di Busto Arsizio Francesco Dettori, che sottolineano come senza intercettazioni telefoniche l'indagine non sarebbe mai nata, la società dichiarava alle aziende municipalizzate una raccolta di rifiuti maggiore del reale e alla discarica pubblica un conferimento di rifiuti minore di quello effettivo. Inoltre, attraverso l'attribuzione di un falso codice, venivano inviati per lo smaltimento presso discariche del Pavese, del Bresciano e del Cremonese le terre di spazzamento stradale, oltre 2.700 tonnellate. Smaltimento che sarebbe costato, se effettuato correttamente, una cifra maggiore di quella per cui la società era pagata.

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